Un servizio nato da un bisogno condiviso da studenti e docenti, direttamente o indirettamente interessati, che hanno sentito forte l’esigenza di raccogliere e socializzare le sempre più numerose esperienze vissute all’estero, in quanto risorsa per offrire un appoggio a quanti interessati a loro volta a partire. A seguito di un vivo scambio di idee, opinioni, riflessioni su esperienze pratiche e sogni, il programma è stato implementato a partire da gennaio 2005.

mercoledì 28 novembre 2012

Gloria Pettenon e Sara Manni - Report. Progetto BEA, Petrolina, Brasile



Partiamo il 20 agosto, salutando familiari e amici, ancora ignare delle 24 ore di viaggio che ci aspettavano per raggiungere il tanto atteso Brasile!
 Una mistura di adrenalina, paura, curiosità, avventura.. 
Ci mettiamo in fila con le nostre valigie e via a fare il check-in: è sicuro, si parte!
 Un sacco di scali, visi diversi, qualche chiacchierata con i compagni di volo e finalmente arriviamo a Petrolina; 21 AGOSTO. Nicola e il suo amico Donato ci aspettano all'aeroporto "SARA MANNI - GLORIA PETTENON, PROJETO BEA"
WOW. La nostra avventura adesso ha inizio.
Si respira un'aria differente.
I primi giorni giriamo un po’: conosciamo la città, impariamo a muoverci per le strade, sperimentiamo cibi, visitiamo altri progetti e andiamo a presentarci alle strutture nelle quali avremmo operato per il nostro tirocinio.
Emozioni forti sin da subito! Incontriamo una realtà diversa ... una cultura diversa ...che non conoscevamo e che non è quella che ci eravamo immaginate da casa, in Italia.
"Ma come sarà il posto dove andrò?" ce lo eravamo chieste un sacco di volte prima di partire!
Musica, calcio, spiagge, favelas, povertà, sole???
Arriviamo e 'PAFF' ci troviamo catapultate in un mondo nuovo: la gente che incontriamo ci abbraccia, ci stringe, ci bacia..
"Sejam bemvindas e fiquem a vontade" (siate benvenute! e fate come se foste a casa vostra!) è una frase che ci sentiamo ripetere da tutti, con un sorriso che riscalda.


Siamo studentesse all'Università di Padova, sede Rovigo, Ex Facoltà di Scienze della Formazione, corso di laurea in 'Animatore educatore socio culturale' e abbiamo scelto di svolgere il nostro tirocinio formativo qui a Petrolina (Brasile) all'interno dei due carceri minorili della città.
Dopo le visite alle due strutture e la scelta assolutamente non semplice di come dividerci, iniziamo il tirocinio! Gloria al FUNASE CENIP il carcere provvisorio, dove i ragazzi rimangono per un massimo di quarantacinque giorni, tempo necessario per ricevere la sentenza del Giudice dei minori. Sara al FUNASE CASE, il carcere dove i minori giudicati colpevoli scontano la pena. Il focus della nostra riceca-azione è stato per entrambe la 'relazione educativa' anche se i tempi e le modalità sono state diverse. A seguito di un primo periodo di osservazione e conoscenza reciproca, Gloria ha avuto modo di sviluppare un percorso di incontri e attività che permettessero ai ragazzi di raccontarsi, condividendo a volte quanto proposto da Daniele, studente tirocinante del corso di laurea in Cooperazione allo Sviluppo che ha centrato il proprio tirocinio sul  protagonismo giovanile. In quale modo quindi accompagnare i ragazzi in un cammino pur breve e semplice di riscoperta di se e delle relazioni. In che modo permettere che questo avvenga con loro veri protagonisti?
Sara, invece, ha potuto proporre delle attività specifiche affiancando le professoresse della scuola interna al carcere. Un percorso volto ad osservare e cercare di capire la relazione educativa fra i ragazzi e le insegnanti stesse. In un contesto di reclusione, si manifesta, e eventualmente in che modo, l'influenza del riferimento educativo adulto nel comportamento del minore? In che modo è possibile osservare l'autenticità della figura professionale dell'educatore/insegnante, la modalità attraverso cui interagisce in questo contesto, con il proprio sistema di valori, di convinzioni, di conoscenze e sentimenti?
Oltre a questo impegno con le strutture del carcere, entrambe ci siamo inserite in altre due diverse strutture di accoglienza della città, collaborando con un progetto dell’UNIVASF (Università Federale di Petrolina): Gloria al CEMAM e Sara all'Anjo da Guarda. Il primo è una struttura che accoglie bambine con problemi familiari e sociali, mentre il secondo una struttura per bambini e adolescenti, sia maschi che femmine, in condizioni di forte disagio e rischio.
Come ci si muoveva in città??? Grazie al nuovo acquisto del Progetto Bea! Le nostre due bellissime biciclette! 
Al mattino la strada assieme verso i due carceri, con un risveglio sofferto dato dai ciottoli sulla strada che rendono impossibile la pedalata. Il ritorno per pranzo sotto il sole cocente, e subito a raccontarci le forti emozioni, le difficoltà e i divertenti episodi successi durante la mattinata.
Sono stati questi momenti, cucinando, lavando la roba, prima di addormentarsi .... che ci hanno aiutato ad affrontare tutto con uno spirito diverso: condividendo, raccontandoci, dandoci suggerimenti, discutendo. Un grande arricchimento per entrambe.
Sono state più formali, invece, le riunioni settimanali con l’equipe Projeto BEA, altri momenti di condivisione, fondamentali per approfondire le nostre conoscenze e metterle in pratica.
Adesso, arrivate alla fine di questi tre mesi di tirocinio, al momento delle valutazioni e dei saluti .....  ripensiamo al percorso fatto, a quanto imparato, a quanto sbagliato e ci accorgiamo di quanto per noi quest’esperienza sia stata formativa.
FUNASE Cenip
FUNASE Case

Un grazie enorme a Petrolina e alla sua gente, nel nostro cuore rimarrà il calore e l’accoglienza che le persone di qui ci hanno trasmesso fin dai primi giorni. Un ringraziamento anche a Nicola Andrian che ci ha accompagnato nella nostra formazione e un grazie a tutti quelli che hanno reso questa esperienza possibile e indimenticabile!
Até mais
Gloria e Sara

Michele Grolla - Report. CPT Recife, Brasil


La CPT, Comissão Pastoral da Terra, organizzazione che mi ospita qui a Recife, nasce in Brasile nel 1975 per dare supporto e proteggere i contadini e i popoli dell’Amazzonia nella loro lotta contro l’esproprio delle terre, l’ideologia capitalista e le violenze subite dalla dittatura militare che governava il paese in quel periodo. Ancora oggi, nonostante il governo democratico, la CPT lavora al fianco dei contadini costretti a lavorare in condizioni di schiavitù nelle monoculture delle multinazionali. Attraverso raccolta dati, realizzazioni di documentari e articoli la CPT denuncia politicamente le oppressioni subite dai contadini cercando di sensibilizzare l’opinione pubblica; favorisce, attraverso il lavoro sul campo di equipe specializzate, la nascita di nuove comunità contadine libere; promuove l’alfabetizzazione dei contadini come pratica di emancipazione sociale e riconoscimento dei propri diritti; promuove la nascita di “banche dei semi” come resistenza attiva contro l’uso e la vendita sistematica dei semi geneticamente modificati da parte delle multinazionali; crea un report annuale su tutti gli atti di resistenza e di oppressione dei sem terra, che viene presentato come documento politico di denuncia.

Non starò qui a scrivere tutte le cose tecniche del mio tirocinio, ma vorrei soffermarmi sulle emozioni. Per chi comunque volesse saperne di più sulle attività di questa esperienza, vi rimando al mio blog: www.recifeandataritorno.blogspot.it    grazie!!
Quando si vivono esperienze così forti, piene, vive, è sempre difficile esprimere tutto ciò che proviamo.. e soprattutto trovare le parole giuste per farlo. Allora è da qui che parto a descrivere la mia esperienza nel Nordest del Brasile, dalla NON parola. Quante volte mi sono trovato davanti a paesaggi, occhi, storie di vita e sono rimasto li, per alcuni secondi, imbambolato, stupito, senza riuscire a pronunciare niente, forse fermo ad ascoltare il grido del Sud del mondo che lotta, soffre, vive. E' capitato vedendo i paesaggi del sertão, nell'entroterra brasiliano, dove non piove da mesi, dove tutto sembra desertico, ma dove la terra invece è viva, la gente è viva e basta qualche ora di pioggia perchè tutto rinasca e rifiorisca, dalle piante ai fiori alla speranza nei cuori di chi sa che qui la lotta per vivere è dura, ma va vissuta fino in fondo. E' capitato ascoltando le storie di chi per anni ha lottato e sta lottando contro i fazenderos e il governo per avere una terra in cui vivere, fare crescere la propria famiglia e coltivare in pace, senza veleni chimici. Quanti sgomberi hanno subito dalla polizia, quanta gente incarcerata, uccisa. Eppure se li guardi negli occhi, vedi quel fuoco, quell'orgoglio per avere vinto la battaglia, che consiste nell'avere una casa e un pezzo di terra, bisogni primari. E' capitato quando passi in macchina nelle piantagioni di canna da zucchero (usata come alimento ma soprattutto per la produzione di etanolo) e per decine di minuti il paesaggio non cambia mai: solo piante di canna e uomini piegati a raccoglierla, senza salario minimo, senza cure sanitarie, schiavi delle multinazionali.
A volte immagino pure voi, compagni di avventure di ESF, che rimanete li, occhi grandi e bocca aperta, senza parole davanti a ciò che state vivendo...e questo ci unisce tutti, come ci ha unito il percorso fatto insieme, che per me è stato molto importante e utile per vivere in pieno questo tirocinio.
E io come sto? Sto bene, mi sento nel posto giusto al momento giusto. Qui i miei ideali un po' impolverati hanno preso una bella pulitina. Qui tutto è lotta, è teologia della liberazione, è marxismo, è Paulo Freire, è Bibbia. Un miscuglio di cultura letteraria e di esperienze educative e di vita all'apparenza insensato ma che invece è una bomba rivoluzionaria potente e efficacie, che emancipa pienamente le comunità. E' quello che cerco da una vita, è quella sensazione che ho cercato invano in Italia e forse anche in Africa.. Ora che ho capito cos'è, che l'ho vissuta concretamente, la parte importante e più difficile e custodirla dentro di me e portarla oltreoceano, dandole una forma adatta al contesto italiano in cui vivo e lotto. 
Non vedo l'ora di riabbracciarvi tutti e soprattutto di guardarvi negli occhi....
Abraço
Miki