Come state?
Se ricordo bene questo è il periodo della maggior parte delle partenze.. Are
you ready?
Io sto
veramente bene, sono felice, meravigliato, impegnato… Il 17 luglio sono partito
da Venezia, destinazione Nairobi, scalo a Dubai con qualche imprevisto, una
mezza avventura anche il viaggio, ma che ha fatto si conoscessi simpatici
personaggi; begli incontri.
Sono
arrivato da ormai un mese e mezzo: il tempo è volato eppure mi sembra di vivere
qui da una vita; quante cose ho voglia di raccontarvi, quante persone vorrei
presentarvi, quanti luoghi vorrei farvi vedere e scoprire, ma su in bivacco ci
siamo fatti una promessa e quindi sono sicuro ci ritaglieremo le occasioni per
incontrarci.
Sono in
Africa, in Kenya , a Nairobi, a migliaia di km da casa, e poche volte mi sono
sentito così a casa.
Le giornate
sono intense, piene di novità di incontri, di emozioni, non sempre facilmente
controllabili.
Primi giorni
un po’ disorientato, o meglio travolto , affascinato da un contesto tutto nuovo
e diverso, vivace come mai; ti travolge e più ti travolge più aumenta la tua
voglia di gettarti dentro, di immergerti in esso.
Nairobi è
caotica, non è bellissima dal punto di vista artistico, di monumenti, centro
storico; è nata di corsa poco più di cent’anni fa e non ci pensa minimamente a
rallentare, a fermarsi. Ma a me piace, camminare in mezzo a fiumi di gente,
sentire infiniti odori, ascoltare ronzii di dialogo e musica da ogni angolo. E’
molto inquinata e per strada conviene stare attenti, i pedoni non sono tanto
considerati e i matatu sono mezzi di trasporto anarchici e che amano correre. I
matatu, miei mezzi di trasporto quotidiano; immaginate un pulmino molto
compatto e agile nel traffico, con 15 posti di cui 2 occupati, uno dal driver e
l’altro dal macanga( bigliettaio, controllore, aiutante, colui con cui si
contratta…), musica altissima e raramente meno di 20 persone a bordo. E’un giro
in giostra unito ad altri corpi che danzano a ritmo di buche, frenate,
accelerate, con manovre, sorpassi, passaggi non spiegabili, rischiosi ma che
stanno ad una loro logica nel caos totale della circolazione.
Con la
lingua va bene, mi sono accorto all’inizio che il mio inglese non è poi così
sofisticato e ricercato nei vocaboli, ma riesco a comunicare bene, l’inglese è
ok. Sapete cosa invece sento ogni giorno il desiderio immenso di conoscere e
saper parlare? Il Kiswahili. Quasi tutti in Kenya parlano l’inglese ma la lingua locale, tradizionale è il kiswahili e tra loro comunicano quasi
sempre con esso. E’ una lingua affascinante, affermano non troppo complicata da
imparare; alcune parole, frasi, espressioni, modi di dire pian piano gli sto
imparando, ma non sono in grado di sostenere una conversazione.
Mathare. Il mio progetto
di tirocinio, il mio studio di ricerca si sta svolgendo con la comunità e nel
territorio di Mathare, quartiere informale di Nairobi, diverse centinaia di migliaia di persone in
pochi km quadrati. Sempre a Mathare proprio alcuni giorni fa si è concluso il
progetto “Slum Soccer Camp”, progetto di formazione calcistica destinato a giovani atleti e ai loro
allenatori, utilizzando il calcio come strumento di
partecipazione, emancipazione e di coesione sociale.
Di Mathare,
delle persone, dei luoghi, delle sensazioni, delle esperienze, delle mie aspettative
e di ciò che finora è stato vorrei parlarne con voi quando ci incontreremo.
Ricordate sempre in bivacco, qualcuno sosteneva che il blog è “troppo freddo”;
io non la pensavo del tutto così, ma mi rendo conto ora, provando a scrivere, a
raccontarvi, che , almeno per me, non è il mezzo giusto e appropriato in questo
momento. O comunque non mi sento ancora
di scrivere, di riuscire a raccontare, a provare a spiegare.
Ovunque
vado sono un muzungu (il bianco), soprattutto per i primi giorni mi sentivo
osservato, scannerizzato, curiosità, diffidenza nei miei confronti camminando a
Nairobi, Mathare, ovunque. In giro raramente incrocio altri muzungu. E’ stata
una sensazione iniziale, e per quanto mi riguarda, ora non ci faccio più caso, o
forse non me ne rendo conto o non ci do molta attenzione. Per loro comunque sei sempre muzungu, una novità o meglio eccezione
in certi contesti ; ripenso ai nostri interrogativi, discussioni e canzoni sul
“diverso”…
Ho un po’
viaggiato, non tantissimo, alcuni straordinari giri e fine settimana restano
memorabili; inoltrato in gole profonde di roccia porosa con cascatine di acqua calda vulcanica che
solleticano, corse all’alba a fianco di zebre, gazzelle, giraffe e, mantenendo
un po più di distanza dai bufali, incantato dall’immensa Rift Valley, ti
rapisce, non riesci più a distogliere lo sguardo e dopo poco esserci dentro con
masaai che sfrecciano correndo e cacciando, e poi laghi, Neivasha, Ngong Hills…
Finora e tuttora sono stato sempre molto impegnato e con tantissimi programmi
ogni giorno, ma mi sono ripromesso di tenermi le ultime due settimane per
andare in giro, viaggiare, scoprire curiosare, sicuramente desidero respirare
l’aria e mettere i piedi nell’Oceano Indiano. I viaggi più belli, intensi e
interessanti comunque gli fai quotidianamente con le persone, la gente di qua
che riempiono, emozionano, stravolgono in un modo unico le tue giornate.
Sono a poco
più di metà del mio tirocinio, sono felice, arricchito, molto soddisfatto anche
dal punto di vista formativo, segnato, ancora troppo immerso, troppo dentro per
esprimere e provare a raccontarvi la maggior parte di questa esperienza, il
succo, quello fresco e di un sapore incredibile.
Asante
(grazie), perché il percorso svolto insieme, l’ho messo in valigia prima di
partire, e mi accorgo, che è uno di quei bagagli che non si possono
dimenticare, lasciare a casa; ti accompagnano, aiutano, stimolano. Asante sana!
Un
abbraccio forte.
Kwaheri