Un servizio nato da un bisogno condiviso da studenti e docenti, direttamente o indirettamente interessati, che hanno sentito forte l’esigenza di raccogliere e socializzare le sempre più numerose esperienze vissute all’estero, in quanto risorsa per offrire un appoggio a quanti interessati a loro volta a partire. A seguito di un vivo scambio di idee, opinioni, riflessioni su esperienze pratiche e sogni, il programma è stato implementato a partire da gennaio 2005.

domenica 16 settembre 2012

Mambo a tutti! Michele Bianchi - Report. Nairobi, Kenya, Africa


Come state? Se ricordo bene questo è il periodo della maggior parte delle partenze.. Are you ready?
Io sto veramente bene, sono felice, meravigliato, impegnato… Il 17 luglio sono partito da Venezia, destinazione Nairobi, scalo a Dubai con qualche imprevisto, una mezza avventura anche il viaggio, ma che ha fatto si conoscessi simpatici personaggi; begli incontri.
Sono arrivato da ormai un mese e mezzo: il tempo è volato eppure mi sembra di vivere qui da una vita; quante cose ho voglia di raccontarvi, quante persone vorrei presentarvi, quanti luoghi vorrei farvi vedere e scoprire, ma su in bivacco ci siamo fatti una promessa e quindi sono sicuro ci ritaglieremo le occasioni per incontrarci.
Sono in Africa, in Kenya , a Nairobi, a migliaia di km da casa, e poche volte mi sono sentito così a casa.
Le giornate sono intense, piene di novità di incontri, di emozioni, non sempre facilmente controllabili.
Primi giorni un po’ disorientato, o meglio travolto , affascinato da un contesto tutto nuovo e diverso, vivace come mai; ti travolge e più ti travolge più aumenta la tua voglia di gettarti dentro, di immergerti in esso.
Nairobi è caotica, non è bellissima dal punto di vista artistico, di monumenti, centro storico; è nata di corsa poco più di cent’anni fa e non ci pensa minimamente a rallentare, a fermarsi. Ma a me piace, camminare in mezzo a fiumi di gente, sentire infiniti odori, ascoltare ronzii di dialogo e musica da ogni angolo. E’ molto inquinata e per strada conviene stare attenti, i pedoni non sono tanto considerati e i matatu sono mezzi di trasporto anarchici e che amano correre. I matatu, miei mezzi di trasporto quotidiano; immaginate un pulmino molto compatto e agile nel traffico, con 15 posti di cui 2 occupati, uno dal driver e l’altro dal macanga( bigliettaio, controllore, aiutante, colui con cui si contratta…), musica altissima e raramente meno di 20 persone a bordo. E’un giro in giostra unito ad altri corpi che danzano a ritmo di buche, frenate, accelerate, con manovre, sorpassi, passaggi non spiegabili, rischiosi ma che stanno ad una loro logica nel caos totale della circolazione.
Con la lingua va bene, mi sono accorto all’inizio che il mio inglese non è poi così sofisticato e ricercato nei vocaboli, ma riesco a comunicare bene, l’inglese è ok. Sapete cosa invece sento ogni giorno il desiderio immenso di conoscere e saper parlare? Il Kiswahili. Quasi tutti in Kenya parlano l’inglese ma la  lingua locale, tradizionale  è il kiswahili e tra loro comunicano quasi sempre con esso. E’ una lingua affascinante, affermano non troppo complicata da imparare; alcune parole, frasi, espressioni, modi di dire pian piano gli sto imparando, ma non sono in grado di sostenere una conversazione.
Mathare. Il mio progetto di tirocinio, il mio studio di ricerca si sta svolgendo con la comunità e nel territorio di Mathare, quartiere informale di Nairobi,  diverse centinaia di migliaia di persone in pochi km quadrati. Sempre a Mathare proprio alcuni giorni fa si è concluso il progetto “Slum Soccer Camp”,  progetto di formazione calcistica destinato a giovani atleti e ai loro allenatori, utilizzando il calcio come strumento di partecipazione, emancipazione e di coesione sociale.

Di Mathare, delle persone, dei luoghi, delle sensazioni, delle esperienze, delle mie aspettative e di ciò che finora è stato vorrei parlarne con voi quando ci incontreremo. Ricordate sempre in bivacco, qualcuno sosteneva che il blog è “troppo freddo”; io non la pensavo del tutto così, ma mi rendo conto ora, provando a scrivere, a raccontarvi, che , almeno per me, non è il mezzo giusto e appropriato in questo momento. O comunque  non mi sento ancora di scrivere, di riuscire a raccontare, a provare a spiegare.
Ovunque vado sono un muzungu (il bianco), soprattutto per i primi giorni mi sentivo osservato, scannerizzato, curiosità, diffidenza nei miei confronti camminando a Nairobi, Mathare, ovunque. In giro raramente incrocio altri muzungu. E’ stata una sensazione iniziale, e per quanto mi riguarda, ora non ci faccio più caso, o forse non me ne rendo conto o non ci do molta attenzione.  Per loro comunque sei  sempre muzungu, una novità o meglio eccezione in certi contesti ; ripenso ai nostri interrogativi, discussioni e canzoni sul “diverso”…
Ho un po’ viaggiato, non tantissimo, alcuni straordinari giri e fine settimana restano memorabili; inoltrato in gole profonde di roccia porosa  con cascatine di acqua calda vulcanica che solleticano, corse all’alba a fianco di zebre, gazzelle, giraffe e, mantenendo un po più di distanza dai bufali, incantato dall’immensa Rift Valley, ti rapisce, non riesci più a distogliere lo sguardo e dopo poco esserci dentro con masaai che sfrecciano correndo e cacciando, e poi laghi, Neivasha, Ngong Hills… Finora e tuttora sono stato sempre molto impegnato e con tantissimi programmi ogni giorno, ma mi sono ripromesso di tenermi le ultime due settimane per andare in giro, viaggiare, scoprire curiosare, sicuramente desidero respirare l’aria e mettere i piedi nell’Oceano Indiano. I viaggi più belli, intensi e interessanti comunque gli fai quotidianamente con le persone, la gente di qua che riempiono, emozionano, stravolgono in un modo unico le tue giornate.
Sono a poco più di metà del mio tirocinio, sono felice, arricchito, molto soddisfatto anche dal punto di vista formativo, segnato, ancora troppo immerso, troppo dentro per esprimere e provare a raccontarvi la maggior parte di questa esperienza, il succo, quello fresco e di un sapore incredibile.
Asante (grazie), perché il percorso svolto insieme, l’ho messo in valigia prima di partire, e mi accorgo, che è uno di quei bagagli che non si possono dimenticare, lasciare a casa; ti accompagnano, aiutano, stimolano. Asante sana!
Un abbraccio forte.
Kwaheri

Michele Bianchi